MINIERE, UNO STUDIO WWF: GRANDI RISCHI PER L’AMBIENTE SOPRATTUTTO IN EUROPA, DOVE NON ESISTE NORMATIVA ADEGUATA

 

Risale a due anni or sono il primo degli appelli lanciati dal WWF per sensibilizzare l’Unione Europea sull’esistenza di siti minerari a rischio, in Italia ed in altri paesi europei, e per evidenziare la necessità di una loro mappatura. Il rapporto – “Siti di stoccaggio di rifiuti tossici in paesi dell’U.E.” - è stato stilato in seguito all’incidente verificatosi in Spagna che produsse danni stimati intorno ai 100 milioni di Euro. Purtroppo ben poco è stato fatto da allora per migliorare il monitoraggio di queste attività ed ancor meno per adeguare le normative vigenti al reale rischio rappresentato da questi incidenti.

Storicamente il primo metodo di estrazione dei minerali, metallici e non, è stato quello delle miniere sotterranee. Con l’avvento però di nuove tecnologie e di fonti energetiche a costi più accessibili e con il perfezionamento delle tecniche di estrazione, lo sfruttamento in superficie prevale oggi nella maggior parte dei settori, con abbattimento dei costi e maggiore sicurezza per gli operatori. Per contro la produzione di scorie e sottoprodotti è significativamente aumentata. I rifiuti possono variare dal 10% in volume del materiale estratto fino al 99,9%. Il volume totale delle scorie può essere enorme: nel 1992, la sola attività di estrazione dell’oro, in miniere di proprietà di compagnie statunitensi, ha prodotto più di 540 milioni di tonnellate di scorie. In tabella I sono raccolti ulteriori dettagli sulla produzione di rifiuti per vari metalli estratti (Fonte: 1994, United States Bureau of Mines, per l’anno 1992).

 

Miniera

Numero di miniere

Metallo prodotto (migliaia di tonnellate)

Rifiuti solidi (migliaia di tonnellate)

Altre scorie gestite (migliaia di tonnellate)

Rame

50

1.765

337.733

393.332

Oro

212

0,329

247.533

293.128

Minerali ferrosi

22

55.593

80.204

106.233

Piombo

23

398

6361

---

Argento

150

1,8

2822

---

Zinco

25

524

4227

---

                                                                                                                                                          

Tab. I

Inoltre, durante i processi d'estrazione e lavorazione dei metalli, è fatto largo uso di reagenti chimici altrettanto pericolosi. Anche se la pericolosità non è direttamente stimabile dalla quantità impiegata, i dati raccolti in tabella II indicano, per miniere statunitensi, quali sostanze sono presenti in ingenti quantità e a quali reagenti sono più frequentemente esposti minatori e tecnici. (Fonte: National Institute for Occupational Safety and Health, Washington,  per il periodo 1990/1). Sebbene il cianuro non compaia, anch’esso è utilizzato in grande quantità: nel solo 1990 l’americana Dow Chemical ha fornito a compagnie minerarie più di 80.000 tonnellate di “cyanide”, il composto utilizzato nelle miniere d’oro per lavorare il metallo (Chicago Tribune, pag. 27, 2 febbraio 1992).

 

Sostanza chimica

Miniera

Volume/Massa impiegati

Minerali ferrosi

Acetilene

21,14 milioni di litri

Piombo/Zinco

Ossidi di calcio

423,2 tonnellate

 

Diossido di zolfo

836,8 tonnellate

 

Acetilene

4,6 milioni di litri

Rame

Ossidi di calcio

232.700 tonnellate

 

Acido solforico

37.640 tonnellate

 

Acetilene

9,25 milioni di litri

Oro

Ossidi di calcio

26.511 tonnellate

 

Acido solforico

817.427 tonnellate

 

Acetilene

9,3 milioni di litri

                                                                                                                                               

Tab. II

 È per questo che gli Stati Uniti hanno ben presto redatto una serie di norme federali severissime che comportano un rigido controllo sull’operato delle compagnie minerarie. Queste norme impongono la produzione di uno studio di fattibilità in cui siano stabiliti i probabili effetti sull’ambiente di ogni singola attività e l’identificazione di soluzioni volte a minimizzarli. Tra le più importante ricordiamo il Surface Mining Control and Reclamation Act, datato 1977.

Notevole anche l’Environment Protection Act, sottoscritto nel 1974 dai paesi membri del Commonwealth. Questo importante documento ha da allora in poi assicurato che problematiche riguardanti la salvaguardia dell’ambiente fossero esaminate ed affrontate attraverso processi governativi comunitari con procedure amministrative univoche stabilite nell’atto stesso. I possessori di diritti di sfruttamento minerario sono tenuti a consegnare l’EIS (Envirinmental Impact Statement), dichiarazione d’impatto ambientale, che dev’essere stilata da specialisti indipendenti. Lo standard  di contenuto e formato prevede: sommario esecutivo; descrizione dell’ambiente esistente; elementi specifici come specie vegetali atipiche o altre comunità, specie floreali rare o in pericolo d’estinzione, specie animali rare e loro habitat, biologia acquatica, comunità di abitanti nativi, siti di importanza storica e/o archeologica, utilizzo delle risorse esistenti; descrizione dettagliata del progetto; considerazione delle alternative; definizione dell’impatto e salvaguardia per prevenirlo o minimizzarlo; dettaglio cartografico e tecnico del progetto ad una scala adeguata.

Al giorno d’oggi è certamente possibile trovare non pochi esempi di miniere costruite nello scrupoloso rispetto delle norme ambientali ma nonostante questi successi e la ferrea legislazione prevalgono ancora i casi di non applicazione delle regole. L’EPA, agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente, nel 1994 ha presentato uno studio che ha accertato numerosi casi di rilascio non autorizzato di rifiuti in almeno nove Stati della Federazione.

Tra i più eclatanti ne citiamo due:

·         1983 Alligator Ridge Mine ( USMX Inc.), Ely, Nevada. 100-200.000 galloni (circa 450-900.000 litri) di cyanide.

·         1991 Mount Gaines Mine ( Texas Hill Mining Co.), Mariposa, California. 308.000 galloni (circa 1,4 milioni di litri) di soluzioni acide.

 

Anche gli incidenti sono molto frequenti. In effetti non esiste un solo stadio della vita di una miniera, dalla preparazione del sito alla chiusura e neutralizzazione dei rifiuti, in cui non vi siano forti rischi di inquinamento. Tra i più significativi c’è quello dei rifiuti solidi rocciosi. Immensi volumi di roccia priva di valore economico sono stoccati in superficie in grosse pile esposte all’acqua atmosferica. I solfuri ed i metalli pesanti in essi contenuti sono spesso portati in soluzione dall’acqua che diventà così acida, con pH che può scendere anche a 3.0. Nel 1993 in uno studio effettuato dall’ United States Forest Service, viene stimato che 5-10.000 miglia di torrenti e fiumi degli Stati Uniti sono stati interessati da questo gravissimo problema.

Anche nell’uso di derivati del cianuro durante il cosiddetto “leaching”, processo di estrazione chimico dei metalli dalla roccia, sono insiti rischi fortissimi per l’ambiente. Dato che anche questo procedimento produce ingenti volumi di soluzioni acide contenenti metalli, è vitale che le vasche e le associate aree per l’estrazione siano progettate per prevenire rilasci. La stragrande maggioranza dei danni ambientali sono associati al rilascio accidentale – a vari stadi del processo - della cyanide pura o delle soluzioni contenenti metalli . Tra gli incidenti più frequenti e più catastrofici ci sono certamente  quelli attribuibili a perdite nel substrato impermeabile delle vasche di contenimento delle soluzioni, a tracimazione da dighe in terra per crollo o per precipitazioni molto intense.

È questo il caso degli incidenti più gravi verificatisi in Europa, dove peraltro ancora non esiste una normativa adeguata:

·         Luglio 1995 Miniera di fluorite di Stava, Trentino, Italia. Il crollo di una diga in terra vecchia di 23 anni causò la morte di 268 persone e danni ambientali rilevanti.

·         Aprile 1998 Miniera di Aznalcollar  (Boliden Mining Limited, Toronto, Canada),  Donana, Spagna. La rottura di una diga in terra ha fatto si che venissero rilasciate nei corsi d’acqua del parco di Donana ingenti quantità di soluzioni acide, con gravi danni per l’ecosistema locale. Le conclusioni di uno studio condotto dalla EPTISA Servicios de Ingeñeria, un'agenzia indipendente, dimostrano che l’incidente fu il risultato di uno spostamento laterale di 60 metri di una sezione di 700 metri della diga lungo un piano di stratificazione di rocce argillose a 14 metri di profondità. È stato altresì rilevato che né il progetto di costruzione della diga del 1977, né lo studio di stabilità del 1996 avevano fornito un'adeguata previsione del comportamento del sottosuolo dopo la costruzione.

·         Febbraio 2000 Miniera di Aurul, Baia Mare Project (Esmeralda Exploration , Perth, Australia), Romania. Le fortissime precipitazioni della fine di gennaio hanno prodotto la tracimazione da una diga di volumi ingenti di soluzioni di lavorazione dell’oro, contenenti cyanide, il già menzionato composto del cianuro. I danni sono ingentissimi. Eppure l’incidente sarebbe stato probabilmente di entità molto più ridotta se fossero state costruite le cosidette “Overflow Pons”, vasche appositamente progettate per accogliere le soluzioni in caso di drenaggio molto spinto da parte delle acque meteoriche.

 

Lo studio e’ a cura di Matteo Niccoli, collaboratore dell’Ufficio Legale WWF

 

Roma, 16 febbraio 2000: Ufficio stampa: 0684497377-5

 

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