MISSIONE E STRATEGIA DEL WWF ITALIA E SUE PRIORITA' DA QUI AL 2000

Documento predisposto per l'Assemblea annuale delle Delegazioni e Sezioni del WWF ITALIA, Roma 1994.

INTRODUZIONE.

1. Nonostante gli straordinari avanzamenti della conoscenza scientifica abbiamo ancora una profonda ignoranza circa tante questioni legate alla storia della vita sulla Terra, ai meccanismi di evoluzione e di estinzione delle specie, ai meccanismi di funzionamento dei cicli della biosfera, alle capacita' di resistenza ai disturbi da parte degli ecosistemi e cosi' via. Ne siamo profondamente consapevoli come siamo profondamente consapevoli dell'importanza che l'avanzamento delle conoscenze ha nel cercare di capire e di comprendere meglio come "opera" la natura.

2. Le conoscenze ormai consolidate su queste tematiche ci dicono pero' che sino ad ora nessuna specie, nei tre miliardi e cinquecento milioni di anni in cui e'scaturito, si e' diffuso ed evoluto il fenomeno "vita" sulla Terra, ha provocato una straordinaria "estinzione di massa" di altre specie ed una modificazione di tali proporzioni degli ambienti naturali cosi' come sta invece facendo oggi l'Homo sapiens. Le conoscenze che abbiamo ci dicono che, nella storia della vita sulla Terra, nessuna altra specie come la nostra, ha raggiunto un livello tale di evoluzione cerebrale da attivare una fortissima "evoluzione culturale" che ha condotto ad un' intervento, una modificazione, una trasformazione dell'ambiente naturale in tempi estremamente ristretti e con una dimensione di carattere globale.

3. Siamo convinti che le nostre societa' industrializzate si sono sempre piu' allontanate dal mondo della natura, creando sistemi urbani altamente tecnologizzati in cui la cultura umana va sempre piu' perdendo la percezione dell'importanza delle altre forme di vita e della natura in generale. Tale percezione, per i millenni passati, ha promosso stili di vita in maggiore armonia con la natura ed i suoi ritmi nonche' un profondo rispetto, anche religioso, per gli altri esseri viventi e le manifestazioni naturali.

Gli stili di vita attuali, fortemente caratterizzati dalla presenza di "macchine" di ogni tipo e dal sovraffollamento delle citta' ha occupato molto meno dell'uno per cento della nostra storia come specie su questa Terra. Tali stili di vita hanno ormai provocato profondi effetti sui nostri comportamenti e sui nostri modelli mentali di riferimento, molti dei quali sono ancora da analizzare con attenzione.

4. Questo stato di cose ha prodotto un'azione di stravolgimento ambientale senza precedenti, se collegata all'intervento di una singola specie vivente, in tutta la storia della vita sulla Terra.

Noi siamo convinti, sulla base dei piu' moderni avanzamenti concettuali delle scienze ecologiche, che la nostra intera civilta' sia in pericolo perche', fondamentalmente, abbiamo fatto un cattivo utilizzo delle risorse naturali ed abbiamo devastato gli ambienti naturali del pianeta. Noi riteniamo che stiamo sfruttando la Terra ai limiti delle sue capacita' di resistenza e di rigenerazione. Cio' avviene soprattutto per l'incremento della nostra popolazione e per i modelli di sviluppo socio-economici consumistici e distruttivi delle risorse utilizzati dalle societa' ricche e impostisi come esempi da seguire in tutti i paesi del mondo. Dai tempi della rivoluzione industriale la popolazione mondiale e' aumentata di otto volte mentre negli ultimi cento anni la produzione industriale e' aumentata di cento volte. Questo aumento senza precedenti sia della popolazione che delle attivita' umane ha avuto un enorme impatto sull'ambiente i cui effetti sono ancora oggi tutti da comprendere appieno.

5. Gli oltre 5 miliardi e 600 milioni di esseri umani oggi sul nostro pianeta stanno gia' utilizzando il 40% della risorsa piu' fondamentale per la vita sulla Terra, l'energia solare resa disponibile per l'uso al resto degli altri esseri viventi dalla vegetazione terrestre attraverso i processi di fotosintesi (la cosidetta produttivita' primaria netta) . Malgrado questo saccheggio della natura, centinaia di milioni di persone lottano quotidianamente con la poverta', la fame, le malattie dovute alla malnutrizione. Piu' di un quarto della popolazione mondiale non ha acqua potabile a disposizione. Riteniamo che queste situazioni sono assolutamente intollerabili. Una parte del mondo, la piu' piccola, consuma energia e risorse in maniera spropositata mentre l'altra spesso non ha cibo ed acqua per sopravvivere. Le risorse della Terra sono gia' oggi ipersfruttate con una popolazione mondiale di oltre 5,6 miliardi di esseri umani. Secondo le piu' accreditate proiezioni demografiche ONU (quelle della proiezione media) la popolazione mondiale raggiungera' gli 8,5 miliardi nel 2025 ed i 10 miliardi nel 2050. Inoltre, per colmo di ironia, stiamo arrivando al punto che, con i nostri tentativi di indurre la Terra a produrre di piu' per noi, otteniamo invece una diminuzione della capacita' di sostentamento di qualsiasi forma di vita, esseri umani compresi. Come si puo' provvedere alla sopravvivenza di questo enorme numero di persone senza danneggiare irreversibilmente i meccanismi di funzionamento della biosfera?

6. Siamo convinti che l'impatto umano sulla natura dipende sia dal numero degli esseri umani, che dalla quantita' di energia e di altre risorse che ciascuno usa o spreca nonche' dalla quantita' di rifiuti solidi, liquidi e gassosi che ciascuno produce e che costituiscono "inquinamento" per le capacita' metaboliche naturali. L'impatto massimo che il pianeta o ogni singolo ambiente puo' sostenere costituisce la sua capacita' di carico. La capacita' di carico per la nostra specie puo' essere aumentata grazie alla tecnologia (che deriva dalla nostra evoluzione culturale) ma ,in ogni caso, e' limitata dalla capacita' del sistema di rigenerarsi e di "assorbire" i rifiuti.

Siamo convinti che la Terra ha i suoi limiti; anche utilizzando le tecnologie piu' avanzate, questi limiti non si possono espandere indefinitamente. La tecnologia puo' fare molto, ma certamente non violare le leggi naturali e i vincoli ecologici: sicuramente non puo' creare dal nulla.

Siamo convinti che per riuscire a convivere entro questi limiti due cose sono fondamentali: fermare la crescita della popolazione e ridurre il consumo di energia e di risorse da parte dei ricchi della Terra. In ogni caso raggiungere una stabilizzazione della popolazione e dei consumi.

7. Siamo convinti che sia necessario lavorare a fondo per raggiungere questi obiettivi. Per farlo e' indispensabile promuovere uno stile di vita "sostenibile" per la natura. Vivere in maniera sostenibile significa vivere rimanendo nel rispetto dei limiti della capacita' di carico degli ambienti che ci sostengono.

Vivere in modo sostenibile deve essere il fine da raggiungere a tutti i livelli: individuale, comunitario, regionale, nazionale, internazionale. Siamo consapevoli dei tanti fraintendimenti che il termine sostenibile puo' produrre. In teoria se un'attivita' e' sostenibile la si potrebbe portare avanti all'infinito. Tuttavia quando definiamo un'attivita' sostenibile lo facciamo sulla base di quanto conosciamo al momento. Non esiste una garanzia di sostenibilita' a lungo termine perche' molti fattori rimangono a noi ignoti o imprevedibili. Percio' attivare un vivere sostenibile vuol dire soprattutto avere un approccio cautelativo e precauzionale in tutte le nostre azioni che possono pregiudicare l'ambiente, studiare con attenzione gli eventuali effetti delle azioni ed essere molto rapidi nel trarre esperienza dagli errori. Ci sembra che nulla di tutto cio' abbia luogo attualmente.

LA MISSIONE

8. Nella definizione di una propria Missione e Strategia, il WWF Italia riconosce, accetta e fa propri i documenti gia' elaborati sullo stesso argomento dal WWF Internazionale a partire dal 1990 ed alla cui elaborazione hanno partecipato, in un processo di consultazioni durato diversi anni, tutte le organizzazioni nazionali del WWF, compresa quindi la nostra.

La Missione del WWF e' la conservazione della natura e dei processi ecologici tramite:

- la conservazione della diversita' genetica, delle specie e degli ecosistemi,

- la promozione di un uso delle risorse naturali che sia sostenibile sin da ora e nel lungo termine, per il beneficio di tutta la vita sulla Terra,

- la lotta all'inquinamento, allo spreco ed all'uso irrazionale di risorse naturali ed energia.

Lo scopo finale del WWF e' fermare e far regredire il degrado dell'ambiente naturale del nostro pianeta e contribuire a costruire un futuro in cui l'umanita' possa vivere in armonia con la natura.

9. L'individuazione di tale Missione ed il suo perseguimento significano fondamentalmente non solo l'azione diretta e concreta per promuovere nello specifico i tre obiettivi indicati ma, piu' in generale, la promozione di un nuovo sistema di valori, la profonda attenzione verso il resto delle forme di vita e di tutte le espressioni della natura e verso le generazioni future, l'individuazione ed il perseguimento di un'etica per il vivere sostenibile. Siamo convinti che, al momento, nessuna delle maggiori societa' umane vive secondo un sistema di valori che abbia a cuore il futuro delle comunita' umane, delle altre forme di vita e della natura sulla Terra. La cultura ambientalista interdisciplinare ed approfondita ha ormai individuato le basi scientifiche e culturali per fare tesoro delle conoscenze sin qui acquisite, tenendo conto del superamento dei tradizionali steccati disciplinari, e per l'individuazione dei principi costitutivi di un'etica per un vivere sostenibile. Il WWF deve essere punto di riferimento teorico e pratico dell'avanzamento della cultura ambientalista.

10. Siamo consapevoli che nessuno sa con certezza cosa si deve fare per "salvare il mondo". Tuttavia siamo convinti che poiche' gli esseri umani costituiscono la causa della crisi ambientale globale appare ovvio che le soluzioni alla crisi vadano cercate tra gli uomini: i loro numeri, le loro abitudini, i loro stili di vita. I problemi della conservazione ambientale ci appaiono oggi nella loro complessa natura con cause di fondo molteplici ed interdipendenti. Molte di queste cause sono di ordine internazionale e globale. Esse non possono essere affrontate adeguatamente con azioni unilaterali, ne' possono essere attenuate partendo da prospettive contrapposte tra Nord e Sud del mondo.

Per conseguire la sua Missione il WWF seguira' i seguenti principi guida, che sono stati individuati nei documenti internazionali dell'Associazione:

- sara' un organizzazione globale, indipendente, multiculturale, politica ma non partitica;

- si avvarra' della migliore informazione scientifica disponibile per individuare e perseguire i propri obiettivi;

- prestera' grande attenzione alle comunita' locali, rispettera' le loro aspirazioni e riconoscera' i loro bisogni;

- cerchera' di stringere adeguate collaborazioni con altre organizzazioni di conservazione, istituzioni ambientali e di politiche demografiche, governi ed opinione pubblica;

- valutera' criticamente l'adeguatezza e l'efficacia dei propri sforzi per raggiungere gli obiettivi definiti;

- portera' all'attenzione delle istituzioni governative ed intergovernative i problemi rilevanti per il conseguimento della sua Missione e si adoperera' con risolutezza affinche' vengano presi in seria considerazione;

- ricerchera' il dialogo ed evitera' contrapposizioni non necessarie;

- sara' un attento amministratore dei fondi da esso gestiti o ad esso affidati;

- si adoperera' per ottenere il sostegno di una larga base di individui ed organizzazioni;

- programmera' la propria azione e prendera' le sue decisioni sulla base di prospettive globali ed a lungo termine e sara' pienamente cosciente del piu' ampio contesto ambientale entro cui si svolge il suo lavoro.

11. Per conseguire la sua Missione il WWF adottera' cinque metodi di azione:

- Progetti sul campo - lavoro svolto sul campo per la conservazione di specie ed ecosistemi, per l'istituzione e la gestione di aree protette, per dimostrare i principi dell'utilizzazione sostenibile delle risorse, per colmare lacune della ricerca, per la formazione. I progetti sul campo saranno mirati a costituire dei modelli e considereranno i bisogni economici e sociali delle popolazioni locali interessate. Progetti sul campo ed azioni di politica dovranno essere coerenti e di mutuo supporto.

- Politica (Public Policy)- azioni di analisi e lobby per influenzare le istituzioni parlamentari, le politiche governative (locali e nazionali) e intergovernative (internazionali) e delle istituzioni collegate, delle organizzazioni rappresentanti il settore privato (industria, agricoltura, servizi ecc.) e delle forze sociali. Obiettivi di queste azioni sono legislazioni, politiche, accordi internazionali coerenti con la Missione del WWF. Le azioni di politica dovranno indirizzare ed essere sostenute dai progetti sul campo.

- Comunicazione - trasmissione di informazioni al pubblico generale o a pubblici e gruppi specifici attraverso l'uso di tutti i mezzi di comunicazione disponibili, individuando quelli piu' idonei a raggiungere gli obiettivi desiderati. La comunicazione diffondera' conoscenze, creera' consapevolezze, contribuira' ad attirare consenso e sostegno sulla Missione, sugli obiettivi e sui programmi del WWF.

- Educazione - inserimento dei temi ambientali nei sistemi di educazione formale ed informale. L'educazione diffondera' conoscenza e consapevolezza sui problemi ambientali e sugli specifici obiettivi del WWF e stimolera' il riconoscimento delle responsabilita' individuali.

- Sostegno istituzionale - sostegno finanziario e tecnico a istituzioni non governative e governative, soprattutto nei paesi poveri, al fine di favorire la crescita del movimento ambientalista.

12. L'Italia e' uno dei grandi paesi industrializzati del mondo. Su di una superficie di 301.000 kmq. ospita una popolazione di 57 milioni di abitanti con un tasso di fertilita' totale che attualmente ha raggiunto il piu' basso livello mondiale 1,2. Nonostante cio' presenta densita' elevatissime accoppiate ad elevatissime concentrazioni produttive agricole ed industriali e di consumi di risorse ; nelle zone di pianura, come in alcune aree della pianura padana e della costa ligure o campana si raggiungono i 2.000 abitanti per kmq. Le scelte sin qui adottate a livello politico ed il modello socio-economico dominante assolutamente avverso a qualsiasi considerazione sulla sostenibilita', hanno causato una profonda manomissione dello straordinario patrimonio ambientale del paese, un vero e proprio sconvolgimento del territorio con tutti gli effetti conseguenti. Tutte le politiche adottate, da quella energetica a quella dei trasporti, da quella agricola e forestale a quella della gestione della pesca, da quella urbanistica a quella industriale, sono state tutte improntate ad una visione economicistica della crescita, del "di piu' e subito", che ha letteralmente dominato culturalmente le nostre classi dirigenti a tutti i livelli e senza distinzioni ideologiche o partitiche. L'Italia contribuisce inoltre, in modo significativo le alterazioni ecologiche globali (effetto Serra, rarefazione strato di ozono, degrado delle foreste, commercio internazionale di risorse ecc.).

Riconoscere che alcune possibilita' sono svanite per sempre suscita in noi la consapevolezza dell'urgenza del compito. Ogni ritardo ci costa e costa ancor di piu' alle future generazioni e alle altre specie che con noi dividono questo pianeta. E' gia' molto tardi. E' difficile non provare amarezza per quello che sarebbe stato possibile fare e per tutte le opportunita' che ogni giorno vengono lasciate sfuggire. E' difficile non serbare rancore nei confronti di coloro che riescono continuamente a bloccare ogni tentativo di apportare i cambiamenti necessari.

13. La situazione italiana e' simile a quella di molte altre grandi economie aperte industrializzate con elevate importazioni di beni naturali che dettano le loro regole del "mercato" ai paesi poveri, ai ceti sociali meno favoriti ed alla natura tutta.

Riconosciamo una grande responsabilita' culturale in questo stato di cose, delle classi dirigenti ma anche un'ampia responsabilita' diffusa a tutti i cittadini al conformismo verso stili di vita ampiamente dissipatori di energia e risorse naturali. Il problema della conservazione della natura e' senza dubbio un problema con mille sfaccettature di tipo tecnico- scientifico ma e' fondamentalmente un problema di carattere culturale. Siamo consapevoli che l'inquinamento piu' diffuso e' quello "cerebrale" che ha a che fare con i modelli culturali di riferimento, gli stili di vita, gli approcci di pensiero alla realta', i valori, l'etica.

Siamo convinti che la strada alla sostenibilita' che deve servirsi assolutamente delle migliori conoscenze scientifiche, vada imboccata con una forte e determinata consapevolezza culturale di cui oggi purtroppo fatichiamo a vedere i segnali e di cui il WWF deve essere attore protagonista.

14. Applicare quindi la Missione per il WWF Italia vuol dire operare particolarmente sui seguenti fronti:

- progetti sul campo , indagini ed analisi - per dare dimostrazioni concrete che le "parole" possono diventare "fatti", anche piccoli, anche simbolici, considerate le forze umane e finanziarie messe in essere e per tenere sempre, sotto controllo, le manomissioni ambientali e per favorire analisi fondate ed orientate alla ricerca di soluzioni per la conservazione della natura, la gestione del territorio e delle risorse, lo sviluppo della legislazione, la politica economica ecc.

- educazione - una vastissima azione educativa deve mobilitare le nostre forze a tutti i livelli per agire su numerosi fronti, da quello politico-istituzionale a quello del coinvolgimento delle popolazioni locali.

- comunicazione - per determinare opinioni ed influenzare le decisioni del potere politico ed economico; per comunicare, correttamente e documentatamente, l'importanza della conservazione ambientale ed avere l'autorevolezza per essere un costante punto di riferimento in questo ambito.

- politica - una vasta azione di interlocuzione con le forze politiche, il Governo, il Parlamento, le amministrazioni regionali, provinciali e quant'altro per proporre, contrastare, premere, richiedere una politica industriale, economica, sociale ecc. che vada sulla strada della sostenibilita'.

LA STRATEGIA E LE PRIORITA'

15. Nel 1992 il WWF internazionale e le organizzazioni nazionali hanno elaborato un piano strategico di sviluppo delle attivita' e della struttura ("WWF Strategic Plan") comprendente una "visione" di quello che il WWF dovrebbe diventare da qui al 2000 e un quadro di priorita' per l'azione. La "visione" del WWF come organizzazione internazionale da qui al 2000 e' la seguente:

- il WWF sara' un'organizzazione influente la cui Missione e' la conservazione della natura e dei processi ecologici. Sara' genuinamente globale e multiculturale a tutti i livelli e in tutti gli aspetti del suo lavoro e avra' costituito un'efficace rete nazionale ed internazionale di alleanze. Con l'assistenza di partner chiave, affrontera' i problemi ambientali piu' pressanti come quelli a piu' lungo termine che colpiscono la biodiversita' a livello mondiale.

- il WWF sara' impegnato nel promuovere mutamenti fondamentali e cerchera' di assumere una posizione guida in nuove iniziative. Contribuira' a creare le condizioni che permetteranno alla gente di compiere scelte responsabili nei termini del loro impatto sull'ambiente, basate sul riconoscimento dei valori e dell'etica della conservazione.

- il programma del WWF sara' strettamente focalizzato, mirato a dimostrare positivamente la possibilita' di sviluppare stili di vita che riducono i consumi fino a livelli sostenibili e permettano un equo accesso alle risorse del pianeta. Tutte le attivita' saranno integrate per assicurare il riconoscimento dei bisogni umani e delle prospettive locali nel perseguimento della Missione. Una parte rilevante dei progetti sul campo sara' sistematicamente individuata per costituire un insieme di successi dimostrativi della conservazione per esemplificare e sostenere il lavoro politico dell'organizzazione. Questi progetti dovranno dimostrare che il successo e' possibile.

- il WWF sara' impegnato a mettere in grado partner, alleati, comunita' locali, e organismi non governativi di usare le loro risorse per conseguire la conservazione della natura e dei processi ecologici. Il WWF dimostrera' anche volonta' di condividere e sostenere gli obiettivi di questi alleati.

- il WWF utilizzera' le sue limitate risorse, umane e finanziarie, in modo da rendere massimo il loro impatto.

Questo vorra' dire decentralizzare la gestione, delegare autorita' e allocare responsabilita' laddove le migliori capacita' sono presenti nel contesto di un organizzazione multiculturale. Il WWF perseguira' obiettivi e risultati decisi in comune, con il coordinamento del Segretariato Internazionale che sara' per questo adeguatamente finanziato dalle Organizzazioni internazionali e responsabile verso di queste. Uno staff adeguato ma non ridondante, flessibile e impegnato, sara' motivato ad usare il proprio potere di iniziativa in modo responsabile ed economicamente efficiente.

- il WWF sara' punto di riferimento e collaborera' con larghi settori della societa' a tutti i livelli, in particolare con le comunita' locali, per costruire un gruppo di sostenitori impegnato, responsabile e partecipativo.

- il WWF avra' attuato in maniera significativa e misurabile la sua Missione e continuera' a farlo.

16. Siamo consapevoli che i progetti del WWF da soli non riusciranno certo a fermare la distruzione della natura e dei processi ecologici. Ma poiche' questo obiettivo costituisce la Missione del WWF diventa importante e necessario dare una nuova caratterizzazione alla strategia dell'organizzazione.

La Missione definisce lo scopo del WWF. Considerata l'urgenza del compito e la combinazione unica di capacita' professionali, risorse finanziarie e volonta' esistente nell'organizzazione, il WWF ha una responsabilita' morale di coordinare e mobilitare queste risorse nel modo piu' efficace possibile.

In termini generali i compiti tradizionali del WWF sono:

- condurre programmi di conservazione che includono attivita' politiche, di campo ed educative,

- reperire le risorse finanziarie ed umane per svolgere questi programmi.

Due problemi in particolare sono emersi. Uno riguarda il fatto che le varie organizzazioni nazionali rischiano di essere guidate da due forze opposte, una mirata alla raccolta di fondi e l'altra a fare conservazione ed educazione. L'altro riguarda la considerazione ovvia che il ritmo di distruzione dell'ambiente e' troppo veloce perche' i progetti del WWF possano rallentarlo significativamente, non importa quanto grandi e quanto di successo siano i singoli progetti.

Per moltiplicare il suo impatto mille volte il WWF deve scegliere i suoi obiettivi e allocare le sue risorse in modo da guidare e influenzare altri soggetti per conseguire gli obiettivi della conservazione della natura e dei processi ecologici.

17. I compiti del WWF diventano dunque:

- conseguire, attraverso i progetti sul campo e il lavoro politico un'approfondita conoscenza delle necessita' della conservazione e dell'educazione, dei processi e delle opportunita';

- usare queste conoscenze per influire sull'uso delle risorse finanziarie, sui comportamenti e sulle attitudini di gruppi specifici che sono protagonisti chiave per la conservazione come per la distruzione della natura e dei processi ecologici;

- impiegare le risorse finanziarie ed umane per conseguire questi scopi.

Il secondo di questi compiti e' diretto da e amplifica il lavoro politico e di progetto del primo. Questa capacita' di influire deve essere raggiunta con gli strumenti dell'educazione, della comunicazione, del marketing e dell'"advocacy". Queste attivita' devono assicurare che gli effetti dei progetti e del lavoro politico del WWF siano moltiplicati fino a conseguire gli obiettivi della Missione.

18. Le priorita' globali per il WWF da qui al 2000 includono dei principi base da applicare in tutte le attivita' del WWF, delle aree prioritarie sulle quali focalizzare la maggior parte delle risorse del WWF e delle strategie di azione da applicare nelle aree prioritarie. Un ampio e complesso piano di azione e' presentato in "Caring for the Earth" (Prendersi cura della Terra, strategia per un vivere sostenibile), documento prodotto da IUCN, UNEP e WWF nel 1991, e puo' fornire un quadro di riferimento per l'attuazione della Missione del WWF. "Caring for the Earth" puo' anche considerarsi un riferimento strategico per applicare le raccomandazioni contenute nell'"Agenda 21", scaturita dalla conferenza mondiale su sviluppo e ambiente di Rio de Janeiro del 1992 (UNCED).

Inizialmente le priorita' per il WWF sono state stabilite identificando quali tra le 132 azioni definite dal "Caring for the Earth" sono rilevanti per la Missione e realisticamente attuabili dal WWF considerando le sue capacita'. I criteri utilizzati per questa valutazione sono i seguenti;

- natura e storia dell'organizzazione,

- esperienza e capacita' presenti nell'organizzazione,

- presenza geografica,

- capacita' di influire su istituzioni governative e non governative,

- capacita' di costruire alleanze,

- potenzialita' finanziarie,

- flessibilita'/adattabilita' all'evolversi dei problemi.

E' bene precisare che definire delle priorita' per il WWF non significa identificare quello che bisogna fare per salvare il mondo ma quello che il WWF e' meglio piazzato e dotato per fare ottenendo risultati che siano verificabili.

19. Il WWF riconosce che la conservazione non puo' realizzarsi isolatamente rispetto al numero, ai bisogni e alle aspirazioni degli esseri umani. Per questo si ritiene utile adottare alcuni principi di base che devono trovare espressione in tutte le attivita' del WWF.

Vengono definiti quattro principi che devono permeare l'attivita' del WWF a livello globale, regionale e locale:

a) promuovere politiche demografiche e di sviluppo che mantengano l'umanita' entro la capacita' di carico del pianeta;

b) assicurare che l'uso delle risorse naturali sia sostenibile e sensibile ai problemi etici;

c) promuovere un'etica del vivere sostenibile e della conservazione della Natura;

d) assicurare l'equita' nell'accesso alle risorse e l'eliminazione della poverta'.

20. Sono state individuate due vie che il WWF puo' seguire per definire le sue priorita' di programma:

- identificare i biomi prioritari (foreste, oceani, ecc.) e secondariamente identificare i maggiori fattori di impatto sui biomi prioritari. Si tratta di un approccio piuttosto classico per un'organizzazione di conservazione della Natura. La focalizzazione sui biomi e' facile da capire e comunicare (il pubblico, soprattutto nelle aree urbane del mondo industrializzato, si aspetta che il WWF difenda foreste, mari ecc.) ma non porta automaticamente alla radice delle cause di impatto.

- identificare i fattori e i processi che portano alla perdita della diversita' biologica e successivamente guardare a questi nella prospettiva dei biomi. L'approccio ai processi e' piu' immediatamente comunicabile ai professionisti del campo ma meno al pubblico. La descrizione dell'area prioritaria e' piu' complicata e il WWF puo' essere visto come un "portatore di problemi" invece che di soluzioni. Tuttavia l'attenzione prioritaria ai fattori di degrado ambientale e' piu' facilmente traducibile in azioni correttive necessarie.

In un certo senso la contrapposizione tra questi due approcci e' artificiosa. I biomi non possono essere salvati se non si affrontano alla radice i fondamentali fattori di impatto. Peraltro nessuno si aspetta che il WWF affronti questi fattori in se stessi ma sempre in quanto essi comportano la perdita della biodiversita' e dei biomi. Il lavoro internazionale per il WWF nella definizione di priorita' globali arriva alla conclusione di definire tre biomi di importanza prioritaria e sei strategie tematiche di carattere trasversale rispetto ai biomi, orientate prioritariamente sui tre biomi prescelti.

21. I biomi prioritari prescelti, non in ordine di priorita', sono:

- foreste

gli ecosistemi forestali contengono il maggior numero di specie viventi sul pianeta e sono soggetti a rapido degrado e distruzione con potenziali effetti globali di grande rilievo. Il WWF ha conseguito un notevole successo nei progetti sul campo e di policy e dispone di una grande esperienza interna all'organizzazione.

- mari e coste

gli ecosistemi marini pelagici e costieri sono soggetti ad un crescente degrado, sfruttamento eccessivo delle risorse ittiche, inquinamento, alterazione della fascia costiera. L'azione dei governi e i trattati internazionali sono largamente inefficaci. Benche' altre organizzazioni, come Greenpeace, siano specializzate in problemi marini, il WWF ha potenzialita' uniche di attivare un programma che integri azioni sul campo con la policy.

- ecosistemi di acqua dolce

il WWF ha gia' svolto una mole considerevole di lavoro sulle zone umide che rimangono uno dei biomi piu' presenti nei programmi sul campo. Le zone umide sono seconde solo alle foreste, tra gli ecosistemi terrestri, per ricchezza biologica. Le risorse idriche sono uno dei fattori limitanti piu' importanti per lo sviluppo umano. Benche' altre organizzazioni siano specilizzate nella conservazione delle zone umide, il WWF puo' continuare ad avere un ruolo di primaria importanza.

22. Per identificare e affrontare fattori e processi di fondo che degradano e distruggono la diversita' biologica, per operare secondo i tre fondamenti della Missione applicando i principi di base dell'approccio globale del WWF e concentrare l'azione sui biomi prioritari, si sono indentificate sei strategie tematiche a carattere trasversale:

- creare e mantenere un sistema efficace ed ecologicamente sostenibile di aree protette,

- promuovere pratiche di sviluppo sostenibili, collegando la conservazione con i bisogni umani,

- conservare le specie di particolare importanza,

- ridurre il consumo di risorse e l'inquinamento influendo sulle politiche delle istituzioni pubbliche, sulle pratiche dell'industria e del commercio, sugli stili di vita dei consumatori,

- promuovere trattati internazionali e politiche e legislazioni nazionali per l'ambiente,

- promuovere l'educazione ambientale e la capacita' della gente di gestire le risorse naturali dalle quali dipende la vita.

Da queste strategie discendono programmi operativi che sono gia' predisposti o in via di predisposizione. Le strategie dovranno anche contenere adeguati obiettivi e traguardi. Alcuni sono gia' stati stabiliti dal WWF (ad esempio: il 10% della superficie forestale protetta entro il 2000, il mercato del legname su basi sostenibili entro il 1995, il 20% di riduzione delle emissioni di CO2 entro il 2005 sulla base delle emissioni del 1990), altri sono contenuti in "Caring for the Earth", altri dovranno essere stabiliti per le varie strategie di azione. Traguardi e obiettivi costituiscono uno strumento di pressione ed un metodo di verifica del successo delle azioni. Essi dovranno essere credibili e realizzabili.

Le Organizzazioni Nazionali del WWF nell'Assemblea Generale di Buenos Aires nel novembre 1992, hanno assunto l'impegno ad orientare i propri programmi nazionali in modo che l'80% delle risorse umane e finanziarie sia impegnato su un quadro di priorita' che rientri in quello definito a livello globale. Il restante 20% puo' essere impegnato su priorita' rilevanti a livello nazionale.

23. Il WWF Italia condivide le linee strategiche individuate a livello internazionale e le priorita' da esse scaturite ed ha collaborato alla loro elaborazione. Riteniamo comunque che vada fortemente considerato il quadro di fondo da cui scaturiscono i problemi ambientali che risiede, e non solo nei paesi altamente industralizzati come il nostro, nell'integrazione "economia-ecologia".

La grande battaglia da fare e' dimostrare l'inadeguatezza dei modelli economici dominanti che hanno estrapolato dagli esseri umani in carne ed ossa quello che potremmo definire l' Homo oeconomicus. Le teorie economiche hanno concentrato la loro attenzione sul mercato nell'ambito del quale si decide il valore dei beni naturali, creando un insieme di situazioni "convenzionali" che purtroppo non fanno i dovuti conti con la realta', con lo stato e la situazione reale delle risorse che consentono al mercato stesso di esistere e dove il valore dei beni e delle risorse dipende invece dalla loro monetizzazione. L'economia ha profondamente plasmato i modelli culturali dominanti, ha profondamente condizionato e condiziona le scelte politiche dei governi di tutto il mondo. Gli economisti sono i veri "consiglieri del Principe". La caratteristica principale dell' Homo oeconomicus derivante dalle visioni economiche dominanti e' quella di un individualismo esasperato. Cio' che accade agli altri non ha alcun effetto su di lui. Anche i rapporti esterni con gli altri, come per esempio quelli derivanti dalla propria posizione relativa all'interno della comunita', secondo questi modelli, non hanno alcuna importanza. Soltanto i beni scarsi scambiati sul mercato suscitano il suo interesse. Il mercato decide il valore dei beni. I beni della natura per lui non contano, cosi' come il clima morale della comunita' cui appartiene. Quando gli economisti traggono conclusioni circa il mondo reale partendo da questo modello, non possono non incorrere in una visione distorta del reale. Le teorie economiche moderne hanno insegnato che ogni fattore che inibisce il perseguimento della ricchezza non soltanto non e' necessario per assicurare il bene pubblico, ma addirittura ostacola la sua realizzazione. Gli economisti tendono a identificare la giusta o corretta distribuzione dei beni con qualsiasi distribuzione che risulti dal libero funzionamento del mercato. L'uso continuo e dominante di tali modelli economici puo' finire per influire sulla realta' trasformando persino modelli di comportamento orientabili alla sostenibilita' ecologica e sociale in modelli sempre piu' egoistici. E' giunto il momento che i modelli economici nella produzione, nella trasformazione e nel consumo dei beni naturali si pongano seriamente il problema di "quanto e' abbastanza?". Sorge il problema di distinguere i "bisogni" dai lussi ingiustificabili o dai desideri impossibili. Se tra i "bisogni" rientra quello di un automobile a testa per piu' di un miliardo di cinesi, lo sviluppo sostenibile e' impossibile. Diventa inevitabile percio' ridefinire l'intera questione della sufficienza. Inoltre se non si vuole compromettere la "possibilita' per le generazioni future di soddisfare i propri bisogni" diviene necessaria una stima di tale possibilita'. Il WWF deve avere un ruolo importante e centrale su questi temi. E' necessario avviare un serio processo integrativo "economia-ecologia" attraverso il vivere sostenibile e l'etica della sostenibilita'.

24. Tenendo bene in evidenza questo messaggio di fondo che e' poi l'unico che riesca a tramutare in strategia la Missione individuata (attraverso la parola-chiave "sostenibilita" e quindi vivere sostenibile ed etica della sostenibilita') il WWF Italia riconosce molto importanti le sei strategie tematiche ed i tre biomi prioritari. Per un paese come l'Italia, manto boschivo e foreste, acque interne (fiumi, laghi, zone umide ecc.) e mare costituiscono senza dubbio ambienti prioritari sui quali e' necessario specificare una strategia di azione pluriennale che possa tradursi in un preciso programma di attivita' e che vede nelle sei strategie tematiche la giusta "griglia" di incastro.

25. Siamo convinti che il WWF Italia puo' affrontare con serieta' e concretezza la sua Missione e la Strategia. Abbiamo di fronte una sfida elevata:

- i nostri mezzi economici e umani sono ovviamente limitati e difficilmente potranno divenire tali da provocare impatti enormemente superiori della nostra azione rispetto alla situazione attuale,

- il clima culturale e politico che ci circonda e' profondamente lontano dalle consapevolezze ecologiche e sociali della sostenibilita',

- il mondo della comunicazione e dell'informazione e' molto lontano dall'aver compreso i profondi significati dell'ambientalismo.

Nella nostra azione quotidiana si presenta inoltre la sfida, difficile ma estremamente entusiasmante, di rendere in pratica la complessita' dell'ecologia e della cultura ambientale che predichiamo in teoria.

Questo approccio interdisciplinare pone gia' una grande sfida a tutti noi che il WWF lo facciamo tutti i giorni ,ai nostri stessi personali background culturali e di esperienze di lavoro e di vita che hanno ovvie e reali difficolta' di sintonia con tale approccio sicuramente innovativo.

La nostra grande ricchezza sta anche nelle nostre differenze, nelle capacita' diverse che ciascuno di noi e' in grado di aggiungere alle altre, nella capacita' di creare sinergie con entusiasmo e creativita'nell'indispensabile lavoro di gruppo che dobbiamo svolgere.

Dobbiamo imparare a fare tesoro delle diversita', a individuare i migliori metodi di lavoro comune, a capire l'importanza delle sinergie. Questo a tutti i livelli, dal Consiglio Nazionale alla Segreteria Generale, dalle Delegazioni alle Sezioni.

26. Per realizzare cio' siamo convinti che e' necessaria anche la massima apertura verso l'esterno, il dialogo con le altre realta' non governative, con l'associazionismo che, a diversi livelli, lavora nella direzione della sostenibilita' ecologica e sociale, con il mondo della scienza e della cultura, per poter essere vera avanguardia della cultura ambientalista nella teoria e nella prassi. Il coinvolgimento di esperti di stampo interdisciplinare gia' in atto va esattamente in questa direzione, per ottenere un costante stimolo culturale indispensabile alla crescita di noi tutti.

Siamo convinti che e' necessario un approccio operativo che sia costantemente plasmato dalla conoscenza, dall'entusiasmo e dalla creativita'. La motivazione al nostro operare non deve mai venire meno ed e' giusto che le condizioni al contorno nella nostra struttura lo facilitino.

27. Abbiamo oggi buone potenzialita' per collegare i diversi approcci disciplinari in una strategia di azione sinergica. Pensiamo agli approcci della biologia della conservazione (Conservation Biology), dell'ecologia del paesaggio (Landscape Ecology), dell'ecologia della restauro o della rinaturazione (Restoration Ecology), dell'economia ecologica, del diritto ambientale nazionale e internazionale, dell'etica e della politica ambientale e via dicendo. La nostra azione dovra' essere sempre piu' improntata ad una sinergia delle forze che sono al nostro stesso interno siano esse di staff o volontarie per realizzare programmi articolati, forti e di maggiore impatto.

28. Per quanto riguarda la struttura interna si dovra' andare in una direzione strategica che vede nella Segreteria Generale un centro soprattutto "di facilitazione e di servizio" per l'intera struttura. Un centro capace di fornire stimoli, di creare opportunita' di formazione e di fornire strumenti.

Un centro capace di creare le giuste sinergie, di promuovere, di coordinare, di organizzare.

Un centro capace di rendere l'interlocuzione dell'Associazione ai massimi livelli culturali e politici.

Un'altra grande sfida che abbiamo di fronte e' quella di avere una struttura capace di perseguire la Missione, di raccogliere i fondi e di spenderli bene con efficienza e concretezza senza pero' rendere la nostra Associazione simile, per impostazione e modo di operare, ad una normale azienda. La nostra battaglia per una sostenibilita' ecologica e sociale si vede anche in queste scelte strutturali.

29. Pertanto le priorita' del WWF da qui al 2000 riguarderanno tre biomi indicati anche in sede internazionale:

- foreste, su cui abbiamo gia' avviato, di concerto con altri WWF di altri paesi, una specifica campagna pluriennale,

- mari e coste, su cui dobbiamo essere capaci di elaborare un programma strategico piu' consistente delle lodevoli iniziative degli ultimi anni,

- ecosistemi di acqua dolce, gia' oggetto di nostre specifiche campagne del passato (si pensi alla campagna zone umide ed a quella fiumi) sulle quali dobbiamo indicare un programma strategico di maggiore ampiezza e respiro.

Riguarderanno anche le sei strategie tematiche gia' indicate. Riguardo ad esse abbiamo gia' avviato un interessante campagna sull'area n.1 (creare e mantenere un sistema efficace ed ecologicamente sostenibile di aree protette) sia con l'azione del nostro sistema di oasi e riserve che con la campagna parchi, connessa anche con l'area n.2 (promuovere pratiche di sviluppo sostenibili, collegando la conservazione con i bisogni umani) per quanto riguarda tutta la problematica ecologia-economia, legata alle aree protette. Dobbiamo rafforzare tale azione, qualificarla meglio, integrarla al massimo con tutte le forze interne all'Associazione ed esterne disponibili.

Dobbiamo assolutamente rafforzarci, e lo stiamo facendo, per l'area tematica n.4 (ridurre il consumo di risorse e l'inquinamento influendo sulle politiche delle istituzioni pubbliche, sulle pratiche dell'industria e del commercio, sugli stili di vita dei consumatori). Qui siamo senz'altro a buon punto per tutto cio' che concerne la promozione di una corretta tutela del territorio, ostacolando l'attuale modello di gestione e pianificazione che prevede la proliferazione di infrastrutture ed opere inutili oltre che assolutamente insostenibili sul piano ambientale. Dobbiamo attrezzarci meglio sul fronte dei rapporti con il mondo industriale, dei problemi dell'inquinamento e sul delicatissimo campo, fondamentale in un paese come il nostro, degli stili di vita dei consumatori. Abbiamo fatto iniziative molto interessanti sull'area tematica 6 (promuovere l'educazione ambientale e la capacita' della gente di gestire le risorse naturali dalle quali dipende la vita), avviando specifiche campagne innovative, riguardanti il mondo dei bambini (immaginiamo il futuro, riconquista della citta') ma dobbiamo migliorare molto nelle forti potenzialita' sinergiche di tali iniziative. Abbiamo una forte tradizione nell'area 3 (conservare le specie di particolare importanza) ma anche su questo dobbiamo lavorare di piu' per rendere questa area tematica strategica a livelli piu' organici e coordinati, e dobbiamo proseguire la nostra azione, sulla quale negli ultimi anni abbiamo senz'altro conseguito livelli di operato interessanti, sul fronte dell'area tematica n.5 (promuovere trattati internazionali e politiche e legislazioni nazionali per l'ambiente) migliorandola e perfezionandola.